Nicola Luccarini, affermato stilista bolognese, è diventato punto di riferimento per la maglieria di alta qualità del Made in Italy.
NICOLA LUCCARINI: il cashmere è l’essenza del suo “Glamour without Clamour”.
Da dove nasce l’ispirazione per le tue creazioni?
Per me creare abiti è diventato un gesto istintivo, quasi inconscio. Mi ispiro a tutto ciò che mi circonda. Le idee nascono quando si pone una particolare attenzione sulle cose che accadono quotidianamente: le persone che si incontrano, le vetrine, gli outfit degli amici o le mode che nascono in determinati locali.
Quali sono i materiali, i colori e l’ideazione dell’ultima collezione Nicola Luccarini?
Per quanto riguarda i materiali ho utilizzato unicamente il cashmere. Essendo un prodotto di per sé molto costoso, mi sono accorto che conveniva trattarlo con un filato altrettanto prezioso e cercare un equilibrio che sprigionasse esclusività. La mia idea è costruire un manufatto ineccepibile, desiderabile per anni e che duri nel tempo. Non amo pensare alla moda come fine a sè stessa. Un capo, infatti, deve permettere a chi lo indossa di reinterpretarlo, esprimendo il proprio gusto.
Essendo un prodotto così prezioso e curato nei minimi dettagli, chi lo indossa idealmente?
Il target per il cashmere va da un range di età dai 30 ai 70 anni. Vestire cashmere significa possedere una cultura dell’artigianalità, del manufatto e del Made in Italy. Si deve conoscere il tipo di lavorazione necessaria: un capo interamente fatto a mano richiede dedizione e tempo, a differenza dei capi fatti a macchina. Inoltre, il fattore economico non va nascosto: la qualità costa! Scelgo sempre filati molto pregiati.
Da quando hai iniziato la sua carriera, quali cambiamenti interni al sistema-moda percepisce?
Fino a qualche anno fa la moda si fondava su meccanismi che erano ignari per il grande pubblico. Le informazioni sulle nuove collezioni presentate in passerella dalle grandi maison, erano molto difficili da ottenere! Perciò le vie erano due: o si viaggiava alla ricerca di nuovi trend durante le fashion week e le fiere, oppure si accedeva a queste novità attraverso le fotografie scattate dalla ristretta cerchia dei fotografi accreditati, che si facevano pagare profumatamente! Adesso accedere alle nuove tendenze è un gesto immediato, emblematica è la visione delle sfilate in streaming. Basta collegarsi in rete e tutto è alla nostra portata: la moda vive in una condizione di hic et nunc.
Qui ed ora, qual’è la tua visione del bello?
Il bello è intrinsecamente soggettivo. Il fascino di un bell’oggetto non dipende dal suo prezzo, anzi, il suo valore risiede nella capacità di farci stare bene. Per me non c’è niente di più bello di una t-shirt di cotone, imbevuta del ricordo di una vacanza speciale. Inoltre l’estetica è intimamente unita all’etica: sapere che il capo che indossi è il risultato dello sfruttamento di lavoratori, in particolare di donne e bambini, è incompatibile con l’ideale di bellezza. Per questa ragione aderirò al progetto Fashion Revolution: una piattaforma online che ha lo scopo di mostrare la filiera produttiva di ogni manufatto, invitando alla fruizione di prodotti equo-sostenibili. Un prodotto è bello quando all’origine ha una bella storia, come la storia di ognuno.
Vi invito a visitare il sito di Nicola Luccarini per visionare la “storia di bellezza e qualità” narrata dalla sua collezione.
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